Che cosa resta della lezione impartita dall’arte astratta? E’ ancora attuale il tentativo – come direbbe Léon Gischia – di “sostituire al reale imitato un reale immaginario”? Non solo: si può continuare a parlare di originalità…? Sono domande ricorrenti da quando la pittura dell’ultimo decennio ha imboccato la strada del realismo o dell’iperrealismo. Certo non è affatto casuale che la fine del dogmatismo, dell’ideologia e del mondo delle certezze abbia coinciso con il ritorno della “pittura reale”. Tuttavia il rapporto tra l’artista e la realtà… non si presta a canoni, sebbene il mercato (appendice necessaria, ma non determinante dell’arte) continui a dettare le sue regole. L’arte è sinonimo di libertà…, se è davvero tale, non ha confini se non nella possibilità… di ricercare – e di continuare a ricercare – le forme espressive apparenti o nascoste della realtà….
La tesi secondo la quale il dogma finisca per generare la “fuga dalla realtà…” e il dubbio, al contrario, il “ritorno alla realtà…” è vera solo in parte. In campo artistico il “pendolo della storia” più che seguire le convenzioni le crea e la creazione non cede alle sirene del conformismo, ma le supera. Ecco perché, sebbene il mercato non lo riconosca, l’arte astratta è più viva che mai. Il “reale immaginario” mantiene intatto, dopo quasi un secolo di storia la sua originalità,… e, con essa, il suo immutato fascino.
Caterina Ciuffetelli è legata a quel mondo libero e “mentale” che coniuga colore, materia e segno. Nel suo caso, come direbbe Argan, “non è la pittura a fingere la realtà…, quanto la realtà… a fingere la pittura”. Fin dalle sue prime esperienze pittoriche, tenta di armonizzare il colore e la forma, la forma e il segno, il segno e il movimento. La realtà…, intesa come desiderio costante da soddisfare e sempre irraggiungibile, non è mai casuale, figlia del caos, ma è necessaria, precostituita secondo un dettame armonico.
Inutile ricercare il lei i riferimenti pittorici. Certo, la Ciuffetelli guarda a Burri e alla Accardi con grande ammirazione, tuttavia riesce ad elaborare un proprio patrimonio ideale del tutto originale; patrimonio sul quale indaga e incide, incide ed indaga in una continua e costante ricerca. In lei la complessità… si semplifica e magicamente, grazie al colore, diviene poesia.
E’ un raro esempio, e per di più felice, di riscoperta dell’invisibile.
Mino Lorusso
Febbraio 2003